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Ma quanta benzina nei serbatoi della F.1?

Una delle incognite della F.1 è la quantità effettiva di carburante che ogni monoposto ha a disposizione per percorrere un intero G.P. Ne sa qualcosa Lewis Hamilton che, nell’effettuare la sua rimonta spettacolare, ha consumato tutto quanto o casi fosse disponibile nel suo serbatoio ed ha dovuto rallentare vistosamente, negli ultimi giri, per evitare di presentarsi alle verifiche post gara senza la quantità minima richiesta dal regolamento per non essere penalizzati.

In questo walzer delle interpretazioni i progettisti devono e vogliono essere quanto mai creativi andando a leggere nelle pieghe grigie del regolamento per trarre il massimo vantaggio, ovvero consentire ai motori di sfruttare la loro potenza massima ininterrottamente.

Poi vi sono tutti gli arzigogoli regolamentari che nascono dalle regole che impongono anche per il carburante un limite minimo di temperatura che è letto in funzione della temperatura dell’aria che viene fissato da un organismo esterno a squadre e Fia.

Poi vi sono le giustificazione aggiuntive che nascono in funzione delle situazioni climatiche del momento, specialmente in presenza di un caldo eccessivo. Qui si ciurla, alla grande, nel manico e si fa finta che l’occasionalità effettivamente diventi, in realtà imprescindibile.

Ad influenzare le cose vengono poi alcuni disegni particolari delle scocche, proprio nelle zone in cui è previsto di imbarcare i carburanti dove esistono situazioni completamente differenti per far arrivare il carburante stesso nel momento in cui deve cominciare a miscelarsi con l’aria per accendersi già prima di entrare nel cilindro stesso per far si che la propagazione della fiamma stessa e quindi registrare il più rapidamente possibile il procedimento termodinamico in meccanica. .