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Rally: con o senza pubblico mah. Quasi quasi gatta ci cova?

La finale del Campionato Rally di Zona che si è svolta sui contrafforti dell’Appennino modenese appena sopra Serramazzoni prevedeva, nel nulla osta, che “ufficialmente” il tutto si svolgesse senza la presenza del pubblico, a “porte chiuse”.

Ufficialmente, in quanto corre voce che in alcuni punti del tracciato e nelle zone più panoramiche, ovvero dove fosse possibile ampliare la visuale sui tratti d’asfalto dove il transito dei concorrenti fosse stato più spettacolare, siano state allestite anche delle “tribunette” da parte degli appassionati che un proprio vantaggio lo avevano: essere distanti , e sicure dai limiti del tracciato.

Sul tutto viene però da sviluppare un pensiero. Stando, sempre alle voci ricorrenti, l’ assenza del pubblico è una delle clausole per cui è stata concessa, in deroga provvisoria, alla ripresa dell’attività agonistica automobilistica in funzione delle restrizioni legate alla pandemia Covid 19.

Restrizioni in cui, le gare automobilistiche, venivano equiparate alle altre attività sportive che non si svolgono però in spazi così aperti e differenziati negli spazi.

Poco prima dell’effettuazione della gara Modenese, autorizzata senza la presenza del pubblico e con la spada di Damocle della possibile sospensione, si è assistito a manifestazioni ciclistiche, Veneto, ed al rally di Como, Lombardia, dove, specialmente nella prima, il pubblico era assiepato stile sardina a bordo strada con i soliti forsennati e facinorosi ad inseguire i ciclisti.

A seguire, appena dopo la gara di Maranello, in occasione della finale decisiva per il mondiale rally a Monza, nelle prove speciali fuori dall’autodromo si è assistito ad una massiccia presenza del pubblico entusiasta.

Da tutto ciò viene alla mente l’ipotesi a conferma che l’automobilismo a Modena e provincia sia un gran bla, bla, bla, sulla bocca di tutti, ma con un retrogusto di negatività, prossimo all’ostracismo assoluto.

L’ irreprensibile Modena sempre e solo con la fermezza della scure quando dalle parole si passa a i fatti alla declinazione della parola motori.

Sul tutto, le bocche sono “cucite”, per capire di chi fosse la responsabilità effettiva della decisione presa. Anche perché corre voce che vi sia stato un profondo e sia pur recondito timore per quanto è successo nella vicina provincia di Reggio con la tragica scomparsa di due appassionati travolti da una vettura sfuggita al controllo del proprio pilota.

Un coinvolgimento di appassionati, attori e spettatori, originari proprio di Modena.

Questo aleggiante timore di un’ulteriore possibile tragedia, si ricordi che per qualcosa di analogo sia pure con conseguenze ben più tragiche, a Guidizzolo nel 1957 si pose fine alla Mille Miglia, nella versione di gara di velocità su strada, ha pesato sulla decisione finale, sia pure adducendo le limitazioni igienico sanitarie per Covid 19 per coprire altro.

Da una parte, le autorità competenti, a rilasciare le autorizzazioni per il nulla osta ad utilizzare le pubbliche strade, e dall’altra anche gli organizzatori modenesi responsabili che non volevano certo mettere a rischio l’effettuazione della finale per imporre la presenza del pubblico, e non hanno premuto più di tanto in tal senso, anche per vivere sonni tranquilli, anzi, sono apparsi molto acquiescenti.