Categorie
Senza categoria

Enzo Ferrari dall’Alfa all’Omega in due date misteriose

Due giorni sembrano essere i cardini della vita di Enzo Ferrari. Due giorni del mistero che hanno dell’incredibile e del fantastico. come quella che è stata poi tutta la sua vita.

Da quella nevicata, del giorno della nascita, della successiva e ritardata iscrizione all’anagrafe, a quello della morte ufficiale, 14 agosto 1988.

Il 14 agosto, il giorno in cui ricorre l’ onomastico del suo primo figlio Alfredo, Dino, Ferrari, San Alfredo, appunto, la cui scomparsa lo ha molto segnato e per certi aspetti sempre legato sia pure progressivamente vi fosse al suo fianco come erede, all’anagrafe: Piero Lardi, Piero Lardi Ferrari ed infine Piero Ferrari che si può definire la sua immagine e somiglianza, tranne nel carattere come lui stesso diceva, ereditato dalla madre Lina.

Ecco pertanto che la data e l’ora della morta di Enzo Ferrari ritornano ad essere un mistero, quello stesso mistero dell’agosto del 1988 quando tutti i giorni si sentiva battere il tam tam della notizia del suo aggravamento che ormai era diventato irreversibile nella camera “ospedale” che era stata allestita al primo piano del palazzo di P,le Garibaldi dove lo stesso abitava.

Vi erano tutte le migliori e più avanzate apparecchiature tecniche, medico sanitarie, che erano indispensabili per la gestione, sia dell’età, sia di quella insufficienza renale cronica che lo affliggeva da parecchi anni, ufficialmente 5, ma secondo i racconti di quello che era l’allora gestore del ristorante Cavallino, che se non erro si chiamava Athos ed era bolognese, molti di più in una fase iniziale.

Raccontava infatti che ogni venerdì mattina Ferrari si sottoponeva ad un prelievo di sangue, molto presto nella sua abitazione, per poter analizzare quella che fosse la sua funzionalità renale per cui seguiva una dieta abbastanza ferrea nell’arco della settimana.

Se i risultati, che arrivavano proprio sul far dell’ora di pranzo consegnati nella saletta a lui riservata sull’ala destra del ristorante ed off limits, erano positivi, ovvero ci si trovava di fronte ad una situazione soddisfacente, l’ordinazione che Athos riceveva e che ormai conosceva alla perfezione, era quella di un tipico se non abbondante pasto modenese che comprendeva tutte quelle “cose” cui Ferrari aveva rinunciato per tutto il resto della settimana e a cui avrebbe dovuto rinunciare a partire dal sabato successivo per 6 giorni.

Quando invece i responsi erano positivi dal punto di vista clinico e quindi il pranzo “limitato” doveva continuare l’irascibilità di Enzo Ferrari cresceva esponenzialmente incrementata se mai dalla situazione contingente dei risultati sportivi.

I suoi compagni di “sventura” in queste occasioni erano di solito Franco Gozzi, il figlio Piero, Marco Piccinini, cui si aggiungeva qualche “eletto” ammesso al desco, non sempre nel bene visto che l’appuntamento all’esterno dell’ufficio in fabbrica che ora non esiste più per lasciare spazio ad una via di transito interna, ed in posizione più riservata serviva per “dirimere” certe situazioni che avevano irritato Ferrari, Garantisco.

Ma ritorniamo all’agosto “88 vista la situazione clinica e la volontà di Ferrari, in effetti quella di fare un ulteriore mossa degna del mito di Enzo Ferrari per diventare ancora più mito.

Dai primi giorni del mese, l’amministratore della famiglia Ferrari, non della Ferrari, avesse preso contatti con il Sindaco affinché fosse possibile avere la procedura riservata necessaria per quanto riguarda la burocrazia relativa ad una tumulazione riservatissima.

Una sola persona di riferimento, al massimo livello del settore e con pieni poteri, che si sapeva sarebbe stata al lavoro nel mese e che avrebbe ricevuto le informazioni in merito ed avesse pieno mandato ad agire personalmente per nome e conto.

Parallelamente alla volta del 10 di agosto furono predisposti i lavori per allestire l’edicola della famiglia Ferrari alle necessità, anche in questo caso sempre e solo con una sola persona autorizzata e che nella zona centrale del monumentale non vi fossero estranei.

Già a partire dal giorno 10 agosto si era sparsa la voce che Enzo Ferrari fosse morto e che il giorno precedente il loculo fosse stato aperto, pronto ad accogliere la bara ad un orario antelucano, quando forse il cimitero era ancora ufficialmente chiuso e che il corteo rappresentato da pochissime macchine, 15 le persone ammesse, potesse arrivare inosservato partendo dall’ingresso secondario dell’abitazione in via Andreoli per rendere la cosa ancora più riservata.

Su una cosa sembra vi sia una “certezza”, già da giorni prima del decesso ufficiale, lo stesso Ferrari si lamentava delle cure strumentali cui veniva sottoposto.

Si lamentava del dolore e sofferenza cui le stesse gli infliggevano, per cui sarebbe arrivato ad “esigere” dai propri medici di ridurre al minimo l’utilizzo delle stesse sino a negarlo, visto poi che il giorno di San Alfredo, il 14 agosto, si stava avvicinando.