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Vincere. Verstappen vincerà?

“Abbiamo avuto una buona sessione di test, con tanti giri completati. Abbiamo svolto tutto il programma prefissato, mi sono sentito a mio agio con la monoposto, quindi penso che da quel punto di vista è tutto molto promettente, ma non si sa mai cosa può succedere nel fine settimana. Sono solo contento di iniziare e vedere dove siamo”, attacca Verstappen parlando con i media.

La conclusione del caso Horner, con la sua assoluzione, fa sì che la Red Bull si concentri solo sulle gare, e Verstappen ha ripetuto: “Non ci condiziona. Sono concentrato solo sulle performance della vettura, su me stesso, speriamo sia risolta molto presto. Tutto il team è rimasto compatto per continuare a vincere”.

Con oggi inizia una stagione molto lunga e complessa . Un quantitativo di appuntamenti ed impegni per 72 giorni di lavoro in pista da non sottovalutare, a livello fisico e mentale. Un programma che ha già superato di gran lunga il limite, per il campione del mondo, motivo per cui si dovrebbe ripensare il calendario, puntando sulla qualità a fronte della quantità. E’ un concetto ribadito alla vigilia del campionato mentre la F1 non sembra pronta ad ascoltare le esigenze di chi vive il paddock.

“Penso che siamo già molto oltre il limite in termini di numero di gare. So che sono ancora molto giovane, ma so che non continuerò per altri dieci anni facendo 24 gare per stagione. Penso che sia una questione di qualità sopra la quantità. Dobbiamo guardarci attentamente. Dal mio punto di vista, io amo le corse, molto e corro anche fuori dalla Formula 1, ma un programma del genere non è sostenibile. Ad un certo punto inizi a guardare alla qualità della vita o allo sport che pratichi. A un certo punto inizi a preferire il rimanere a casa, concentrandoti su altri progetti. È davvero assurdo quanto si debba fare per questo sport. Ma alla fine chiaramente è la Formula 1 che deve decidere cosa fare con il proprio sport. Le persone all’interno iniziano ad avere una carriera più corta perché il calendario è troppo lungo, il che è un peccato”.