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Ieri 91 anni orsono nasceva la Società Anonima Scuderia Ferrari

Era il 16 novembre 1929 quando, in presenza del notaio modenese Alberto Della Fontana, si costituì la Società Anonima Scuderia Ferrari, una società sportiva il cui scopo era quello di far correre i propri piloti con auto Alfa Romeo.

L’anima di questo “parto” fu Enzo Ferrari che era nato a Modena nel 1898, era un grande appassionato di auto e motori, ed aveva un sogno trasformare una passione nel lavoro della propria vita. Nel 1923, il giovane pilota ebbe un incontro basilare per il futuro della sua Scuderia: conobbe i genitori dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca che come stemma araldico portava il cavallino rampante argenteo su campo rosso, con la coda abbassata.

I suoi genitori, il Conte Enrico e la Contessa Paolina, riferirono al giovane Enzo Ferrari che il figlio Francesco avesse scelto di adottare, apportando delle varianti, lo stemma del Cavallino quale emblema personale per rivendicare le personali origini militari e l’amore per i cavalli e gli proposero di utilizzarlo come stemma-simbolo delle sue auto, quale portafortuna. Ferrari, che fino a quel momento aveva continuato a usare il quadrifoglio dell’Alfa Romeo, accettò; al Cavallino era nero aggiunse il fondo giallo canarino che rappresenta il colore della città di Modena.

La storia della Scuderia Ferrari si sintetizza nell’elenco dei piloti che hanno fatto la storia delle corse: Alberto Ascari, Manuel Fangio, Mike Hawthorn, Phil Hill, John Surtees, denominato “figlio del vento” che portò in Scuderia il mondiale nel 1964. Nel 1975 arrivò Niki Lauda e a seguire Jody Scheckter, scelto da Ferrari nel 1979 dopo averlo “saggiato” sulla pista di Fiorano con la Wolf. Dopo il trionfo del pilota sudafricano, nessun altro ferrarista trionfò prima della scomparsa di Enzo Ferrari, avvenuta il 14 agosto 1988, dopo aver cdato l’impulso ai suoi tecnici per realizzare la sua ultima creatura, la F40.

Luca Cordero di Montezemolo succeduto a Ferrari nella direzione della Scuderia dovette attendere sino 1999 per rivedere a Maranello il titolo iridato, grazie a Michael Schumacher, abilmente diretto da Jean Todt. A seguire iniziò dominio assoluto nella F.1 fino al 2004 per poi ritornare vincitrice nel 2007 grazie a Kimi Raikkonen.

Nell’ottobre del 2014 Sergio Marchionne prese le redini del cavallino in astinenza di titoli iridati che continua a perdurare. Le “rosse” così soprannominate dagli anni venti visto che le automobili da corsa italiane erano contraddistinte dalla verniciatura di un colore rosso tendente all’amaranto, noto come “rosso corsa”.

Da sempre, tranne in un episodio in cui le monoposto furono iscritte alle gare dalla sua succursale americana NART per i dissapori tra Ferrari e la federazione italiana, le monoposto di Maranello hanno mantenuto un predominante colore rosso imposto nei primi anni, anche in presenza di munifici sponsor, per mantenere la nazionalità e originalità del marchio.