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“La Busa”: per la F.1 un fischio continuo

Ieri presso una delle icone dell’automobilismo sportivo e culinario, il ristorante “La Busa” di San Donnino, si è svolto un revival dei giornalisti italiani della F.1 con un particolare riguardo a quel passato glorioso che ancor oggi è quello che fa appeal sui giovani e meno giovani, ben oltre il solo milione di spettatori nelle cronache TV di oggi e relativi commenti.

Un incontro che è stato caratterizzato dalla forte emozione dei presenti che ormai erano anni che non avevano l’ occasione di incontrarsi come invece avveniva ogni volta nei fine settimana di gara. Gare sempre più anonime da questo punto di vista per cui un botta e risposta tra Schumacher e Giorgio Terruzzi sulle rispettive problematiche fisiche non è certo più possibile ed ha generato una delle tante risate del lungo pranzo, Geminian Style..

Il ristorante è noto perché era il rifugio degli uomini Ferrari, nella squadra di Todt, quando si dovevano fare delle riunioni in cui si potesse essere certi di sfuggire ad occhi ed orecchie indiscrete in una saletta molto simile a quella riservata a Ferrari nel suo ristorante di Maranello, visto che una delle persone di vertice della Buca, Luciano Guerri, è stato una pedina nella progettazione nei tempi di Mauro Forghieri.

Non deve però far torcere il naso la presenza di un motore di F.1 “marcato” Lamborghini nella teca all’ingresso. In un futuro prossimo si sta pensando di accogliere gli ospiti con il rombo di questo 12 cilindri, all’ingresso delle auto nel parcheggio.

Discorsi, tutti a ruota libera, che se fossero stati registrati potevano far parte di un interessante libro sia sulla F.1, sia su Mauro Foeghieri, nella duplice veste Ferrari e Lamborghini, sia di e della Ferrari.

A “rimetterci” le penne anche l’ultimo film sull’anno orribile della Ferrari che a parte il can can iniziale specialmente a Modena e dintorni, non ha ottenuto quel successo che sembrava gli dovesse sorridere ed anche il piatto economico sembra piangere oltre alle mancate candidature agli Oscar.

Chi ha fatto “cassa”, oltre ovviamente Enzo Ferrari ed i suoi segreti più reconditi, cui ognuno ha apportato qualcosa nel puzzle infinito, è stato il ricordo di Gilles Villeneuve ed anche qualche accenno ad Ayrton Senna percependo anche come l’insicurezza delle corse di un tempo fosse l’ingrediente nel creare un interesse anche morboso da parte degli spettatori.

Quello che tutti lamentano è la mancanza di personalità e di comunicazione da parte dell’attuale generazione di piloti che sta correndo il rischio di dover passare, a breve, la mano ai giovani astri nascenti, anche per la standardizzazione nel rapporto con i media e gli appassionati.

D’altronde la F.1 di oggi è sin troppo lontana da quelli che sono i presupposti di comprensibilità per le grandi masse mentre una volta vi si poteva riconoscere un qualcosa anche con l’auto dell’uso quotidiano. Pino Allievi ha ricordato quando si andava, con altri colleghi e piloti di chiara fama mondiale del passato, alla curva di Signes al Paul Ricard per capire “de visu” quale fosse la monoposto ed il pilota migliori.

Non si è parlato molto del futuro prossimo abbastanza indecifrabile visto che tutti e tutto si comporta in modo dirompente convinti che ognuno abbia la bacchetta magica del successo, quello che oggi si ottiene solo con una profonda coesione.