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F.1: 60 minuti sono troppi o pochi?

Si è arrivati all’ultimo, dei 6 previsti quest’anno, format in cui nel fine settimana della F.1 il programma prevede 60 soli minuti di prove libere, seguiti immediatamente dalla sessione di qualifiche dedicata alla formazione delle griglia di partenza per il G.P. del Brasile.

Poi al sabato la sessione di qualifica per lo schieramento nella gara sprint che ha la caratteristica di vedere utilizzata una sola tipologia di pneumatici per tutti e per ognuna delle tre sessioni con un incremento delle possibili prestazioni del battistrada.

Sul tema vi sono differenti correnti di pensiero con un solo ed unico pensiero 6 è il numero massimo consentito per questi fine settimana. Per il resto il caleidoscopio delle correnti di pensiero è talmente differente da arrivare a prospettare la replica di quella unica sessione di fine settimana su due soli giorni avvenuta ad Imola nel periodo Covid.

Una opportunità restrittiva che non può certo piacere agli organizzatori che verrebbero a trovarsi in netta difficoltà per equilibrare le spese con le entrate in funzione proprio di quelle che possono definirsi le tasse di iscrizione, sia per l’omologazione del tracciato, sia per l’ingresso nel novero dei 24 appuntamenti annuali.

Stante la lunga lista dei “questuanti” per l’ingresso nel calendario ufficiale fa si che sia anche l’offerta economica a fare la differenza indipendentemente da quelle che sono le tradizioni relativi ai circuiti più “datati” ma pieni di storia.

I 60 minuti non sono considerati sufficienti per la messa a punto su pista, sia pure avendo alle spalle un congruo numero di ore di lavoro al simulatore. Proprio di recente, anche per quanto riguarda i fine settimana tradizionali, si è notato che si sono verificate discrepanze tra il dire ed il fare ( simulatore vs. pista), anche in funzione delle limitazioni di ore lavoro, in parte dovute al Budget Cap ed in parte al regolamento tecnico-sportivo in funzione dei risultati ottenuti in stagione nel campionato costruttori.