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24 ore, e Montecarlo entra nel vivo

La storia del principato di Monaco ricorda che la F.1 anticipava la prima giornata di prove al giovedì quando in loco si festeggia ancora una festa religiosa ed il venerdì era dedicato a leccarsi le ferite per chi era andato a “muro”, i tecnici erano impegnati ad analizzare i dati per allestire le monoposto per le qualifiche del sabato e gli sponsor occupavano le scene del glamour.

Era anche l’unica gara in cui le squadre di vertice erano arrivate a presentarsi con 4 monoposto assemblate per dare la medesima opportunità ai due piloti di dare il massimo, senza le remore di doversi disputare quel muletto che ora non esiste più.

E’ stata la gara in cui è nata la bandiera a scacchi per sancire il fine gara, in cui sono stati utilizzati i segnalatori luminosi gialli azionati da un commissario di percorso dedicato per avvertire al meglio un eventuale problema in pista, ovvero monoposto contro le barriere.

Oggi il tutto è rientrato nei ranghi, la F.1 segue lo stesso programma prestabilito per tutte le altre gare del mondiale, con inizio delle operazioni al venerdì, con le strade del principato che riaprono al traffico lavorativo solo nel tardo pomeriggio, mentre il giovedì vede più protagoniste le gare si supporto cui spettava il compito di dare la sveglia ai residenti in orari in cui si dorme saporitamente.

Oggi Monaco parla di realtà. La F.1 guarda al futuro con la Aston Martin che ha annunciato il proprio nuovo motorista, sponsor e fornitore della E fuel a partire dal 2026. La Haas festeggia qui il suo 150° G.P. che invece era da ricordare ad Imola che sarebbe stato più vicino a Maranello e Varano de Melegari dove nasce la monoposto.

Ancora si vivono gli strascichi, i cerchi concentrici che si allontanano dal punto in cui, in Inghilterra, è caduto il sasso gettato e relativo al possibile passaggio di Hamilton alla Ferrari.

Sono in molti che sul tema intervengono a vario titolo count riferimento a ben altro acquisto da fare a Maranello e relativo ad un capo progetto per avere una monoposto veramente competitiva.

Una persona sola al comando che può fare ben poco, serve il suo team. Mi ricordo parecchi decenni or sono quando in partenza per la Germania dall’aeroporto di Bologna scoprii che sullo stesso aereo si stavano imbarcando Marco Piccinini e Piero Ferrari ( che impallidirono, buon per loro che non esistevano ancora i telefonini per cui l’allarme lo potei dare solo in arrivo a destinazione) avendo come missione Stoccarda per contattare il capo dei motoristi Porsche che chiarì le cose poi in altra occasione quando lo incontrai in pista.

Per lui una trasferta a Maranello avrebbe trovato senso se al seguito fossero arrivati a Maranello una decina di suoi collaboratori specialisti in singoli settori della motoristica e della chimica dei materiali.