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sicurezza stradale

Meglio tardi che mai per “tappare” le buche

E’ passato un anno abbondante da quando su queste stesse righe segnalai che nella zona ad est della tangenziale vi era l’assenza assoluta o quasi di una segnaletica orizzontale che si doveva e si deve ancora immaginare.

Parallelamente l’asfalto risultava decisamente ammalorato nonostante degli inverni che definire miti dal punto di vista delle precipitazioni.

Da allora ad oggi la situazione è andata solo a peggiorare e sembra che finalmente si sia entrati nell’ordine d’idee di effettuare, almeno, i lavori di rattoppo delle buche più “profonde” e pericolose per la circolazione.

Gli interventi che ci è capitato di riscontrare sono tutti basati all’economia di esecuzione per cui si riscontra poi che le toppe in breve tempo risultano essere peggio del buco, o quasi.

Per poter ottenere dei risultati “passabili”, se non si interviene con la ri asfaltatura di grosse sezioni di carreggiata, sarebbe necessario effettuare degli interventi che hanno una base ben precisa: in incremento dei costi.

Se si vuole vedere un risultato duraturo, nell’intervento sulle buche, bisogna da prima ripulire la stessa da tutti i residui con un potente getto di aria compressa o aspirandone il contenuto, ovviamente con la stagione priva di precipitazioni.

A seguire bisognerebbe riscaldare il fondo ed i bordi utilizzando la stessa tipologia di fiamma che si usa quando si rifanno le impermeabilizzazioni dei tetti.

A seguire: riempire il buco con un catrame caldo che non deve essere battuto solo con un badile ma con una sorta di compressore presso statico.

Il tutto avendo l’accuratezza di impedire la circolazione sul tratto per un tempo che sia necessario per garantire l’adesione del riporto senza che lo stesso venga sollecitato dal transito delle vetture e peggio ancora dei mezzi pesanti.

Morale della favola dei costi complessivi che vanno ben oltre al concetto di base.