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Sogno è Motor Valley ma la realtà è un altra, viabilità del 1800

Il glamour della Motor Valley Fest dimostra come la manifestazione sia ben lontana dalla realtà. E’ il sogno che all’alba ti presenta l’amaro sogno della realtà. Tutto basato su auto che in Italia ben pochi si possono permettere ed anche quando se lo possono si scontrano poi con la realtà di tutti i giorni quando fanno la fila al fianco del “rag. Fantozzì”e della sua 500 nell’ingorgo quotidiano di una viabilità, con annessi e connessi cui nessuno ha studiato e nemmeno parlato in tanti di quei talk che l’hanno caratterizzata.

Passata la festa, gabbato l’automobilista che, da lunedì, ogni mattina deve andare a lavorare, anche in tutte quelle realtà di cui si è tanto parlato e magnificato, ma per soli 3 giorni, per rientrare in un triste quotidiano di passione per mancanza di quelli che sono gli strumenti minimi necessari: strade scorrevoli, non piste da G.P. come interpretano coloro che confondono la scorrevolezza del traffico con la parola velocità, per poter avere uno stile di vita meno stressante.

Proprio mentre in Città si vive di questo ” magnificat” da Cenerentola, Hanno cercato di far passare inosservata una notizia che getterà nel panico più assoluto la zona est della città e della provincia tra Modena e Bologna.

Dal primo luglio uno degli assett più importanti di cui sente tanto parlare come centro portante della Motor Valley viene “reciso” per la giusta necessità di preservare da pericoli ben maggiori, memori di quanto successo al ponte Morandi, il Ponte di Sant Ambrogio.

Anas ha deciso, ribadiamo giustamente, di effettuare approfonditi lavori strutturali per la salvaguardia dell’integrità e della sicurezza del Ponte di S,Ambrogio, una volta punto di dogana tra il nostro ducato e quello pontificio.

Struttura datata nel tempo e parallelamente asse viario di tale importanza che nell’arco della giornata viene utilizzata e sollecitata strutturalmente dal passaggio di 27-30.000, tra le due direzioni, di veicoli leggeri e pesanti.

Lavori strutturali e quindi, per ora, caratterizzati dall’incertezza di quante e quali saranno le chiusure al traffico sino alla fine dell’anno.

E’ come resecare un’ aorta, nel corpo umano, e sperare che la viabilità correlata sia in grado di sopportare i flussi vitali necessari.

Via Nonantolana e Via Vignolese sono già “infartuate” figuriamoci, oltre e l’unica alternativa può essere rappresentata dall’autostrada del Sole fatti salvi allungamenti “spropositati” dei tragitti, pedaggi a parte.

Ecco che il nodo viene al pettine e come al solito si scopre che, mentre si parla di iper auto, guida autonoma, auto elettrica e chi più ne ha più ne metta siamo ancora, salvo l’incremento delle rotonde spesso inutili per snellire il traffico, la viabilità primaria è ancora quella del 1800, delle carrozze e carretti trainati dai cavalli.

Sarà interessante scoprire come sarà nei prossimi mesi quella tanto sbandierata presenza turistica che, se viene dall’estero estremo ha come punto focale l’aeroporto Bologna.