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ambientale. I ritorni economici sono spesso negativi. Da anni realtà quali Imola, Monza, Misano, Vallelunga si divincolano in situazioni di gravi difficoltà con cambi di gestione, di proprietà e anche con libri portati in tribunale. Per non parlare delle montagne di soldi pubblici erogati per coprire le voragini dei debiti. Prima di parlare di raddoppio della pista di Marzaglia – prosegue la lettera – il Comune dovrebbe chiedersi se l’impresa sia sostenibile onde evitare che i costi di un fallimento ricadano sulla comunità. I conti in rosso della società che la gestisce sono, purtroppo, un segnale poco rassicurante». Nel dettaglio – continua il comitato – «la struttura societaria della Aerautodromo vanta oggi tre soci uno dei quali detiene oltre il 90% delle azioni. Due dei soci e consiglieri risiedono nel Principato di Monaco. L’aerautodromo SpA ha inanellato uno dopo l’altro bilanci in perdita e i soci sono intervenuti ripetutamente con fondi propri per garantire la continuità aziendale. Il bilancio 2018 si chiude con una perdita di 650.136 euro in aumento rispetto al 2017 quando era di 510.919 euro! Nella nota al bilancio 2018 si legge che la società per ‘raggiungere un pareggio di conto economico dovrebbe “aumentare i ricavi’. Peccato però che i ricavi hanno subito una significativa contrazione nel 2018 (-5,1%)». «Nel frattempo – sottolinea il comitato contro la pista di Marzaglia – i soci sono stati costretti ‘al fine di assicurare la continuità aziendale e la capacità della società di onorare le proprie obbligazioni’ a sottoscrivere un ‘aumento di capitale di 905.957,50 euro. I debiti ammontano a 7.230.936 euro e la Spa, che non ha mai generato margini operativi netti, ha chiesto alla banca la sospensione del mutuo per ben tre anni dal 2016 fino al marzo 2019. La società continua ad essere oggetto di iniziative giudiziarie da parte dei soci di minoranza, che non si trovano d’acccordo con la onerosissima gestione imposta dal socio di maggioranza. I soci di minoranza in tre diversi procedimenti impugnano i bilanci, chiedono il rimborso dei finanziamenti e l’annullamento dell’ultimo aumento di capitale da circa un milione di euro». Alla luce di ciò il comitato si chiede: «Considerata la situazione giudiziaria e viste le perdite di gestione come si può immaginare di investire in un raddoppio? Per raddoppiare i costi per la comunità? La domanda che poniamo agli amministratori è: perché continuare a sostenere progetti che danneggiano l’ambiente e l’economia?». Infine, il referente del comitato Nino D’Eugenio annuncia “la preparazione di un esposto contro l’ampliamento col sostengo degli ambientalisti e Italia Nostra».