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Moglie e buoi dei paesi tuoi: Maranello Land

Moglie e buoi dei paesi tuoi. Questo proverbio sembra stia dando i migliori  risultati in Ferrari, con quello che la SF70H sta dimostrando in pista: Sebastian Vettel in testa al mondiale piloti e la Ferrari in quello costruttori. Un risultato ottenuto dopo anni ed anni  di affanno crescente in cui i vertici della progettazione delle F1 di Maranello sono state nelle mani di tecnici d’oltre Manica. L’organizzazione interna spesso e volentieri era scomposta in tanti compartimenti stagni, i cui risultati erano riportati in un gruppo ristretto di sintesi. Una situazione con tensione, spesso tradotte in lotte interne, gelosie e sopravvalutazione delle proprie capacità, sbandierate a destra e a manca, con la collaborazione di qualche solfeggiatore cui passare informazioni interne. Valutazioni per giustificare stipendi tanto consistenti,  immotivati e non solo. Nel nuovo staff  c’è il sudafricano Rory Byrne che, quando ha voluto limitare i propri impegni a Maranello per poter dare sfogo alla sua passione, la pesca subacquea, è passato alla sola qualifica di consulente si è trovato praticamente fuori dalle opportunità decisionali a Maranello. Si ricorda di lui, un pò meno abile dei più giovani progettisti nell’utilizzo degli ultimi programmi di progettazione al computer, l’avere risolto un rompicapo sullo sfruttamento dei pneumatici. Ad un certo punto ha preso la matita si è messo al tecnigrafo ed ha scoperto che l’incrocio delle linee caratteristiche delle sospensioni non “cadevano”, incrociandosi, dove avrebbero dovuto. Come al solito, ma questo avviene in tutte le squadre di F1,nella progettazione  vi è un contrasto continuo tra i motoristi, con le progettazioni delle parti meccaniche e dei loro accessori, e gli aerodinamici. Ne sa qualcosa l’ex motorista Luca Marmorini cui furono imposti limiti talmente stretti con insormontabili problemi di raffreddamento alla prima versione del suo V6.
Nella tarda primavera Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene hanno scannerizzato l’organico della GES con incontri ad personam e sono arrivati alla sintesi che li ha portati a nominare direttore tecnico Mattia Binotto. Gli hanno poi affiancato i giovani ingegneri italiani di settore ed un Rory Byrne, richiamato a tempo pieno Maranello per una lettura chiave dei regolamenti e scoprire i lati grigi su cui far “sbizzarrire”   i suoi giovani colleghi. Rory Byrne è pluri vittorioso  con le monoposto condotte da Michael Schumacher, dalla Benetton alla Ferrari. Ha un concetto di base: realizzare progetti amalgamati come é la SF70H, senza voli pindarici. E’ una monoposto con il passo corto, meglio dire normale, aerodinamica molto bilanciata ed infine un motore con potenza prossima alle 4 cifre e grande affidabilità. Ne è nata una monoposto altamente competitiva, vincente e sopra tutto ricettiva delle evoluzioni proposte gara per gara.