Ad 84 anni e dopo aver a lungo lottato con uno di quei mali che spesso alla fine non lascia scampo complice anche l’età, se ne è andato Umberto Grano, vero signore dell’automobilismo sia dal punto di vista umano sia per quello che ha saputo fare come pilota prima e come manager a seguire, sempre a fianco e sotto l’egida del marchio BMW, nelle varie evoluzioni dei campionati in cui era possibile utilizzare le migliori vetture turismo della casa bavarese.
Sempre impeccabile, mai un capello fuori posto, ma nello stesso tempo molto pratico in pista quando rispettava sempre le sue vetture in quanto odiava i danni alle carrozzeria come quei danni meccanici che portavano al ritiro.
Ha vinto tanto ed anche 3 titoli continentali, facendo anche nascere piloti altrettanto capaci quando, lasciato il volante, ha continuato a vivere nel mondo delle corse come manager.
Mi ricordo che erano storici i suoi confronti verbali, sul filo dei regolamenti e delle virgole, con Roberta Gremignani, Mauro Sips , se il risultato in gara non era per loro soddisfacente.
Finito di redarre gli articoli di quei fine settimana la prassi era quella di andare ad orecchiare, alla porta della direzione gara del momento per sentire le schermaglie che ci si augurava che non arrivassero a farti buttare tutto nel cestino, mandando nel panico la redazione in attesa di chiudere e dare alle stampe il giornale.
Suo erede in pista Roberto Ravaglia che ne ha ereditato anche la funzione di manager sempre con vetture BMW con cui ha portato alla vittoria in gara iridata anche Alex Zanardi quando gli fece mettere a disposizione una vettura modificata perché potesse correre sia pure con le protesi alle gambe per in gara in F.Indy.