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Baku è l’ora della verità alla caccia dei 380 km/h

Prima sessione di prove libere sul circuito di Baku, ed arriva l’ora della verità. Non vi è infatti squadra che non abbia provveduto ad applicare delle evoluzioni aerodinamiche sulle rispettive monoposto. Il comune denominatore è rappresentato dall’ala posteriore a basso carico per quanto riguarda i profili principali per poi andare a scoprire dei “ritocchi” in alcuni punti chiave, nella maggior parte dei casi in prossimità del supporto che consente avere il movimento denominato DRS.

Oltre all’ovvio lavoro, espresso dalla Red Bull in funzione delle problematiche censi sono manifestate prima della gara di Monaco, in particolare sulla monoposto di Verstappen, per garantirsi un affidabilità che deve essere tranquillizzante sui 2200 metri del rettifilo principale, se si vuole avere delle speranze di sorpasso, anche Ferrari e Mercedes hanno lasciato trasparire soluzioni più o meno collegate con la “repressione” all’effetto porpoising di cui, ad oltre 370km/h, nessuno conosce ne l’insorgere ne la sua continuità.

La Red Bull è andata a modificare alcuni punti della parte finale della pancia con l’inserimento di alcuni elementi di irrigidimento mentre Ferrari, Mercedes e Alpine hanno lavorato nella parte più alta, almeno per quanto riguarda il visibile, nella sona dei supporti degli specchietti retrovisori che si manifestato sempre di più come elementi di affinamento aerodinamico od irrigidimento.

Sull’Alpine sono invece apparse nuove soluzioni caratterizzate da una decisa riduzione nella sezione della presa d’aria che si occupa di portare raffreddamento a radiatori ed accessori connessi.

La parte più consistente del lavoro sembra si sia concentrata nella parte inferiore della monoposto, i cui profili aerodinamici per l’effetto Venturi, hanno il compito di dare la maggior parte possibile del carico senza che lo stesso tolga potenza al motore, come avviene invece se si lavora sulle parti aerodinamiche esteriori.

Potenza disponibile alle ruote è un altro dei fattori chiave per poter abbinare potenza massima con la progressione necessaria nella parte mista cittadina.

In Ferrari dovrebbero aver realizzata una nuova configurazione dei condotti d’alimentazione esterni alle testate del motore, per incrementarne lo sfruttamento, grazie l’intuizione del padre del “superfast” che ha saputo interpretare nel modo giusto un punto grigio del regolamento che non coinvolge questa componente tra quelle di limitato numero d’ utilizzo nell’arco della stagione.