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C'era una volta

36 anni or sono addio a Elio De Angelis

E’ passata solo da 24 ore l’intensa giornata a Nonantola dove è stata inaugurata la mostra per ricorda il 40° della scomparsa di Gilles Villeneuve ed oggi c’é d’obbligo ricordare la scomparsa di un altro grande pilota della F.1 Elio De Angelis.

Signore d’animo e di modi, pianista provetto che incantava non appena poteva mettere le mani su un pianoforte, quelle stesse mani con cui dimostrava una certa abilità alla guida della F.1. Il suo non è un mito come quello che ha e rappresenta Gilles Villeneuve, e questo è un vero peccato.

Romano, nato nel 1958, è scomparso durante dei test sul circuito Paul Ricard, nel sud della Francia, nel tardo pomeriggio del 15 maggio 1986 proprio durante l’ultimo stint di prove previsto per quella giornata, forse anche l’ultimo effettivo di quella sessione. Morto a seguito dell’uscita di pista, con violentissimo impatto contro le barriere, un principio d’incendio ecc ecc.

Il perché Elio sia morto è ufficialmente avvolto dal mistero, anche se personalmente ho sempre creduto che i “garagisti” inglesi fossero più propensi a risparmiare peso e cercare prestazioni, piuttosto che garantirsi l’incolumità effettiva dei piloti che guidavano le monoposto in caso di incidente.

L’unica certezza è che alla massima velocità o quasi dalla sua monoposto si è staccato l’alettone posteriore facendo perdere aderenza e rendendo la monoposto inguidabile sino allo schianto contro le barriere.

Cedimento di che tipo? Strutturale la voce ricorrente mentre esiste un sommesso mormorio che vuole che l’alettone, nella fretta di rimandarlo in pista, non fosse stato fissato alla struttura di supporto con la dovuta accuratezza volando via dalla monoposto stessa.

Alcuni dei meccanici che allora erano in squadra sono scomparsi, altri hanno fatto carriera nella F.1 ma sulla faccenda esiste ancora l’omertà più assoluta.

Elio lo conobbi quando venne ad effettuare dei test a Fiorano perché c’era una necessità impellente di fare dei confronti in pista con quelle che erano l’idea di modifica che arrivavano dal sud Africa dove era impegnata la squadra di F1 con 2 piloti.

Pensate che a soli 19 anni era entrato nell’abitacolo di una Ferrari F,1 ed aveva effettuato una intensa giornata di test a Fiorano per inviare poi i resoconti in Sud Africa per quelle che allora erano usuali modifiche in corsa grazie alla manualità dei meccanici di allora.

Uscendo dalla pista mi ricordo la sua pacatezza e signorilità delle risposte su un tema “cruciale” Elio in quel momento rappresentava il sogno ed il mito dei suoi coetanei: guidare una Ferrari, poi l’apice se questa era una F.1.

Un lavoro, per lui, importante veramente ed una occasione della vita ma pur sempre un lavoro che doveva essere effettuato con professionalità senza che ciò creasse voli pindarici e nello stesso tempo atteggiamenti che potessero falsare quello che era lo scopo della sua presenza in pista, in quel momento.