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La Sprint Race mortifica gli sviluppi

Se si esclude, per il momento, la F1-75 tutte le F.1, anche quelle che nell’anno passato hanno vinto il mondiale piloti e quello costruttori, Red Bull e Mercedes, hanno dimostrato dei limiti nella realtà della pista di quelle che avrebbero dovute essere le prestazioni secondo quanto estrapolato nella fase di progettazione e sviluppo computerizzati dai singoli progettisti.

Quello che ha “sconvolto” tecnici ed i piloti è stato il porpoising, ovvero l’alternarsi di “carico” e “scarico” a fronte di quello massimo ipotizzato dalla presenza dell’effetto Venturi, “danno” che non era certo atteso e su cui tutti si sono dovuti concentrare, quasi alla cieca per risolverlo, in quanto nessuno dei progettisti attuali ne ha avuto già a che fare quando questa soluzione tecnica era stata messa in pista utilizzando anche le bandelle mobili, 40 anni or sono.

Il “saltellare” delle monoposto non piace assolutamente ai piloti perché non si sentono sicuri e tranquilli nello spingere al massimo in quanto non sanno come può rispondere la monoposto, all’improvviso e trovarsi in condizioni di insicurezza o anche fuori pista.

Le modifiche non sono semplici, sono anche radicali e non devono richiedere un incremento dell’altezza da terra che fa perdere troppo carico.

Ad Imola, con l’inserimento della Sprint Race, si sono persi 60 minuti continuativi di prove per lo sviluppo, nella giornata del venerdì.

Questo rende troppo aleatorio lo sviluppo in pista, delle modifiche, nei soli 60 minuti del venerdì mattina, prima di lanciarsi nelle qualifiche che hanno una importanza decisiva per possibilità di acquisizione di punti “pesanti”, per i titoli iridati, con la nuova distribuzione prevista tra il primo e l’8° posto in 100 km. sprint.

Gli interventi tecnici, che sono previsti, sono dei “palliativi”, per questo appuntamento. D’altronde le limitazioni economiche con cui lavorare, come pure le limitazioni relative alle energie utilizzabili per ogni programma di progettazione e test computerizzati, non permettono distrazioni e divagazioni che non siano assolutamente mirate.

In pratica nessun volo pindarico

Tutto ciò dovrebbe essere un asso nella manica per la Ferrari che sinora ha dimostrato di essere la monoposto che meglio di è adattata velocemente ad ogni pista, sinora.

C’è un però, anzi due. La pista di Imola non ha assolutamente un andamento “piano” nel suo sviluppo,come quelle che l’hanno preceduta.

Salite e discese, con il passaggio delle acque Minerali e la compressione che si fa sentire su gomme, sospensioni e piloti, ed inoltre si prospetta la possibilità di avere delle condizioni climatiche che potrebbero essere avverse o comunque, ancor peggio, variabili.

Sintetizzando: piccoli e precisi passi con cui raccogliere dati probanti per capire cosa preparare per il ritorno in Europa a Barcellona. Pista che è stata la prima a mettere allo scoperto i problemi del 2022 e su cui poter trovare la soluzione definitiva, di base da sviluppare ulteriormente per il resto della stagione, alla volta del titolo.