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La F.1 è “energivora” E’ fibrilazione per i costi

L’aumento “sconsiderato” di certi costi, non pochi costi per dire la verità, sta mettendo in fibrillazione tutta la F.1 che si trova a dover operare e lavorare facendo ricorso al materiale più sofisticato che sta subendo degli aumenti che vanno ben oltre quelli che le statistiche stanno includendo sotto la voce “inflazione”

I reparti corse, per quanto possano vantare un certo recupero d’energia utilizzando i banchi prova motore di cui è ora limitato l’utilizzo per lo sviluppo da regolamento FIA, sono comunque classificabili come di origine “enegivora” e quindi stanno vedendo un incremento delle “bollette” relative al rifornimento ed utilizzo del gas e dell’elettricità in forte incremento.

Come accennato, i materiali sofisticati di cui c’è un vitale bisogno vitale per realizzare i singoli componenti , fanno parte di una “serie economica” che sfugge alle statistiche di mercato e possono subire incrementi comodamente oltre la doppia cifra. L’incremento dei costi ha un suo corso di mercato che sta subendo incrementi quotidiani ed anche “isterici” quindi non razionali e prevedibili.

Al tutto bisogna poi aggiungere gli incrementi dei costi relativi alle trasferte da e per i circuiti, dove sono programmate le gare, sia per il trasferimento delle tonnellate di materiale necessario ( monoposto, ricambi, materiale tecnico per il rilevamento dati e le strutture per allestire ogni singolo box) per correre una gara.

Per rendere operativo tutto questo materiale c’é il trasferimento della settantina di persone conteggiate dalla Fia, come necessarie per garantire la gestione della squadra, piloti e manager compresi, con la sola esclusione degli addetti al marcketing ed a qualche altro settore.

Mattia Binotto, Chris Horner e Toto Wolff stanno alzando la voce anche in modo perentorio nei confronti di Fia e Liberty Media perché siano rivisti i limiti attuali, relativi ai 140 milioni di Budget Cup, con una revisione di almeno una 15na di milioni, necessari, dicono, per mantenere l’evoluzione programmata delle monoposto prima di queste “implosioni” economiche a fronte del valore capitale nominale.

Le squadre minori non sembrano però voler aderire in assoluto al limite richiesto perché in esso vedono l’opportunità del top team di riprendersi un vantaggio consistente per lasciare agli avversari poche opportunità di agguantare la zonapunti che, sommando gli stessi, da diritto al dividendo dei montepremi di fine stagione.

Facendo una battuta sulla tastiera della calcolatrice, il mancato effettivo valore, dei nominali 140 milioni, ammonta attorno agli 8 milioni di euro, ovvero il valore effettivo del Budget Cup, moneta sonante, scende a poco oltre i 131 milioni.

Le piccole squadre potrebbero accettare un riposizionamento al valore nominale con un incremento di 10 milioni effettivi, non oltre.