Categorie
Senza categoria

19 marzo Modena era la capitale del motociclismo

Oggi, ai suoi tempi dll non globalizzazione, era festa, Era la festa del papà e all’ Aerautodromo di Modena, quello vero non il suo clone silo nel nome societario, veniva organizzata un anteprima del campionato mondiale di motociclismo a tutti gli effetti, anche se poi, invece, la titolazione di questo primo appuntamento della stagione agonistica, non è mai andata purtroppo oltre quella di campionato italiano.

Altra caratteristica dell’appuntamento era la disponibilità della pista permanente, uno dei due soli autodromi presenti in Italia, sino agli anni 70, a fianco di Monza.

Pista permanente e quindi con delle caratteristiche che si potevano definire basilari come il lungo curvone da percorrere in accelerazione dalla “variante Stanguellini” sino all’ingesso del rettifilo del Campale.

Caratteristiche tecniche a parte, l’altra caratteristica era rappresentata dall’elevato livello di sicurezza, secondo i parametri di allora, a fronte dal resto degli altri appuntamenti agonistici che si disputavano sulle pubbliche strade adibite al normale traffico di tutti i giorni.

“Quando correvo io, nel concetto di guida che ho sempre cercato di sviluppare, vi era la massima attenzione per non correre il rischio di cadere perché allora significava perdere la vita” ricorda spesso Giacomo Agostini quando commenta le gare del mondiale di oggi in televisione.

Giacomo Agostini era uno dei protagonisti, con la MV Agusta, di questo appuntamento con Villa, Pasolini, Saarinen Hailwood, Read, Spaggiari, e tutto il gotta iridato delle due ruote.

Un apertura cui non mancava nessuno, ma proprio nessuno sia a livello di piloti sia di squadre ufficiali, in quanto era l’opportunità di avere un primo confronto tecnico, su tutto il lavoro che era stato fatto nella pausa invernale per studiare e realizzare le nuove motociclette, prima dello scontro iridato.

L’importanza di questo appuntamento non era legato solo ai giorni di prove e gara, ma a tutta quell’attività in pista che creava una continuità per tutto l’inverno modenese solo che il tracciato fosse libero dalla neve con un supporto economico non indifferente per alberghi e ristoranti.

L’appuntamento era al Leoncino, albergo ristorante che era situato a fianco della pista e dove esisteva una raccolta storica di immagini e di trofei di quel tempo sino alla sua chiusura, per quasi tutti fatto salvo per i big che soggiornavano all’albero Reale di fronte alla casa di Enzo Ferrari.

Era l’appuntamento tra i guelfi ed i ghibellini del motociclismo, ovvero tra le organizzazioni dei due motoclub, antagonisti anche sul piano politico, UISP e Libero Borsari che si alternavano di anno in anno per l’organizzazione.

Più tribolata, sempre, la preparazione del tracciato e della zona pubblico che poteva godere di una vista assoluta di tutta la lunghezza del tracciato anche dalla zona prato che andava da metà del rettilineo principale sino alla Variante Stanguellini, quando l’organizzazione sera quella del Moto Club Borsari che ha sempre trovato qualche ostacolo di troppo quando si dovevano allestire gli spazi per il pubblico ed anche l’eliminazione di un cespuglio di robinia era momento di acerrime polemiche con blocco dei lavori e non solo.

Il pubblico oltre ad essere sempre stato un asse portante per la presenza all’interno del tracciato è sempre stato altrettanto indisciplinato nel cercare di poter sfruttare di vedere la manifestazione senza dover pagare il biglietto, andando ad arrampicarsi sul muro di cinta, non troppo sicuro della parte del canale di Via Emilia Ovest, e sulle case in costruzione dall’altra parte di Via Autodromo, arrivando sui tetti.

Questa situazione veniva esorcizzata in particolare quando ad organizzare non era il moto Club Uisp, ma gli “avversari” agonistici e politici.

Allora sì che Modena si poteva dire essere la: capitale dei motori. Era preistorica.