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Sabotaggio? il popolo degli appassionati a Maranello mormora “arrabbiato”

Sotto i portici di Maranello c’è un gran mormorio per quanto successo nella seconda parte della stagione sulle monoposto della Ferrari e di come si sono palesate certe situazioni a di poco curiose sulle strategie di gara.

Il bicchiere, già colmo è “esondato” nell’attimo in cui sullo schieramento di partenza sulla SF71H di Sebastian Vettel si è manifestato un mal funzionamento di uno dei sensori inserito all’interno del differenziale per gestirne la funzionalità.

Subito è apparso alla mente un analogo problema, ma alla gestione del Turbo, sulla monoposto di Mario Andretti in occasione del G.P. di Italia di quel tragico e triste 1982.

Sono in molti che mormorano pensando ad un possibile “sabotaggio” che però in realtà sembra essere fantasioso in quanto un azione del genere può comportare anche effetti ben più gravi.

Piuttosto bisogna pensare ad una “revisione” di certe metodologie di lavoro per avere la garanzia che ogni componente, procedura di lavorazione, montaggio compreso, abbiano uno standard ben più elevato a fronte di una monoposto che oggi come oggi ha una complessità tecnica molto alta.

E’ ovvio che la sanguinità dell’appassionato della Ferrari è rimasta scottata dalle “illusioni” che si erano concretizzate nella prima fase della stagione e di come le stesse si sono sciolte, come neve al sole, proprio subito dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, che aveva accentrato sulla sua persona molte delle decisioni inerenti l’attività Ferrari, nel suo complesso, ed era riuscito a motivare positivamente molte persone.

Ora non rimane altro che fare che dare un accelerazione definitiva al progetto 670 da cui dovrà nascere la monoposto SF72H, sigla che, come sembra essere quasi certo, ala indicherà nello schieramento di partenza del prossimo anno.

L’ultima gara della stagione, non avendo più nessuna importanza concreta relativa ai risultati finali,potrebbe essere il primo vero test per lo sviluppo di alcuni dei componenti che si dovranno vedere in pista ed anticipare pertanto una parte dello shake down di Febbraio per quei componenti di cui è possibile.

Potrebbe essere l’occasione per avere un parametro di confronto tra quanto scaturito dalla progettazione e simulazione al computer, il passaggio alla galleria del vento.

Si devono avere i parametri di correzione necessari per evitare che certi sviluppi portati in pista ad un certo punto della stagione si dimostrassero “carenti” sull’evoluzione in pista a fronte di quanto determinato e deliberato al reparto corse.

Il made in Italy che Marchionne voleva imporre nella GES ha dimostrato i suoi limiti ed ora sarà necessario procedere ai rafforzamenti del caso, come pure quelli necessari per avere piloti, al simulatore, che abbiano delle esperienze di pista più recenti dopo che Kviat ha deciso di ritornare in pista come pilota.