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Sergio Marchionne lectio magistralis a Trento per la sua laurea HC

 

A parole, siamo sempre tutti d’accordo nel sostenere che la competitività di un Paese passa attraverso la centralità della formazione e della ricerca e attraverso un collegamento più stretto con il mondo del lavoro.

Ma è una piacevole sorpresa vedere che qui, a Trento, alle parole seguono i fatti.

Se Trento è la migliore Università pubblica in Italia per le attività di ricerca, se il nostro CRF di Trento è diventato un punto di riferimento per tutta FCA a livello globale, se possiamo contare su un luogo d’eccellenza come questo Polo scientifico… lo dobbiamo anche ad un’amministrazione illuminata, che crede nell’innovazione e che investe per svilupparla.

Il Polo Meccatronica di Rovereto – un progetto innovativo creato su un’area industriale dismessa – non è solo una testimonianza di come sia sempre possibile cambiare, ricreare, rinnovare.

E’ soprattutto un esempio, quasi unico, di integrazione tra imprese, enti pubblici, fondazioni di ricerca e università. Qui davvero si realizza quell’effetto-sistema di cui si parla spesso in Italia, ma che è poi così raro da ottenere.

Confesso che essere qui oggi è un piacere e una grande emozione.

Lo è per i rapporti storici che esistono tra la nostra azienda e il Trentino.

Negli ultimi 15 anni, abbiamo lavorato a molti progetti in comune, con l’Università, ma anche con la Provincia e l’Agenzia Trentino Sviluppo, specialmente sui sistemi avanzati per la sicurezza preventiva e di ausilio alla guida. Abbiamo imparato gli uni dagli altri, ci siamo confrontati, siamo cresciuti insieme.

La sperimentazione in corso sull’Autostrada del Brennero, proprio a due passi da qui, tra Rovereto Sud e Rovereto Nord, è solo un esempio di come le nostre ricerche siano reali. Mi fa piacere potervi anticipare che il tratto sperimentale verrà presto esteso anche verso il confine con l’Austria, come ponte tecnologico verso l’Europa, cosa che permetterà all’Italia di lavorare sull’integrazione e sulla compatibilità dei sistemi a livello internazionale.

Sono convinto che il recente trasferimento del CRF presso la Fondazione Bruno Kessler farà da ulteriore stimolo ai processi di open innovation.

L’emozione di oggi è legata anche al titolo che mi conferite.

Primo, perché è il riconoscimento delle capacità dei nostri leader nel rovesciare un passato difficile, nell’aver dato alla Fiat un orizzonte mondiale e con esso la speranza e il coraggio di costruire un futuro migliore.

Poi, perché in qualche modo aiuta me a ridurre quell’inevitabile senso d’inferiorità che si prova, di tanto in tanto, a non essere ingegnere in un ambiente dove si è circondati da tanti bravi ingegneri.

Il compito che mi è stato assegnato oggi è portarvi la mia visione su come le innovazioni tecnologiche cambieranno l’automobile e, probabilmente, la fisionomia dell’intero settore.

Ci sono, però, due cose che di sicuro NON farò.

Non vi farò nessuna lezione formale. L’ultima cosa di cui avete bisogno è sorbire una presentazione di grafici e numeri. Vi assicuro che ne ho viste e continuo a vederne moltissime – e neanch’io le ammiro poi così tanto.

E non vi presenterò un futuro idilliaco ad ogni costo.

Se c’è una cosa che mi distingue è quella di non usare giri di parole.

Anche oggi, con voi, sarò molto diretto.

Quando parliamo di innovazione dobbiamo essere pragmatici.

Raccontarci che tutte le nuove tecnologie, anche se vanno tanto di moda, saranno la soluzione magica ai nostri problemi, non solo è ingenuo, ma può essere anche pericoloso.