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Marchionne: Le emissioni di un’auto elettrica, quando l’energia è prodotta da combustibili fossili, nella migliore delle ipotesi sono equivalenti a un’auto a benzina.

Se c’è una cosa ovvia, oggi, è che ci troviamo alle soglie della più grande rivoluzione nel mondo dei trasporti, almeno da quando l’automobile ha sostituito cavalli e carrozze.Siamo di fronte a forze di innovazione, anche dirompenti, che stanno scardinando gli abituali paradigmi.Nessuno sa dire quale sarà il risultato di queste tendenze o cosa ne sarà del nostro settore tra 10 o 20 anni.Neppure io ho una sfera di cristallo e purtroppo non ho nessuna verità universale da offrirvi oggi.Quello che posso fare, comunque, è condividere con voi alcune riflessioni sui fattori che avranno un ruolo decisivo nel cambiare il nostro settore e come noi, in FCA, ci stiamo preparando ad affrontare questi cambiamenti.

Ogni volta che partecipo a un dibattito – che il pubblico sia composto da studenti, analisti finanziari, investitori o giornalisti –sono sempre due le domande ricorrenti. La prima riguarda i veicoli elettrici e quali prospettive ritengo possano avere. La seconda è sulle auto che si guidano da sole.Queste sono le due aree su cui intendo concentrare il mio intervento di oggi, perché sono convinto che si tratti dei cambiamenti tecnologici più significativi che vedremo nel prossimo futuro.La più grande sfida ambientale e sociale che tutti quanti abbiamo davanti è quella di ridurre la dipendenza dal petrolio.

La diffusione di forme di propulsione alternative, tra cui l’elettrico, è legata all’emergere di una coscienza collettiva sul pesante ruolo delle emissioni di anidride carbonica nei cambiamenti climatici.Il settore dei trasporti, nel suo complesso, rappresenta il 14 per cento delle emissioni di gas a effetto serra, principalmente per l’uso di combustibili a base di petrolio. Di questo 14 per cento, la quota in capo alle automobili è circa la metà, mentre il resto è prodotto dai sistemi ferroviario, aereo e marino.Se anche è chiaro che il nostro settore, da solo, non può essere la soluzione, di certo possiamo svolgere un ruolo importante.Ma dobbiamo essere chiari: non esiste una soluzione unica, né una formula magica per questo problema.

Le “fughe in avanti”, dove si voglia dimostrare di avere trovato la panacea di tutti i nostri mali ambientali, sono pure illusioni.E in tempi recenti ne abbiamo viste più d’una.Ricorderete che un decennio fa ci è stato raccontato il sogno dell’idrogeno.Poi si è scoperto che, oltre ai problemi della durata e dei costi delle fuel cell, introdurre l’idrogeno su larga scala avrebbe solo spostato il problema alla fonte. Ci avrebbe dato vetture pulitissime, ma ottenute a scapito di enormi quantità di energia ed emissioni inquinanti a causa del processo di produzione dell’idrogeno.Ora che l’idrogeno è passato di moda, è la volta dell’elettrico.Non sto dicendo che sia un progetto da non considerare, ma va fatto con lungimiranza e realismo.

Noi, in FCA stiamo lavorando su tutte le diverse forme di auto elettrica: dagli ibridi leggeri a 48 volt, agli ibridi tradizionali, ai plug-in, ai sistemi totalmente elettrici.

Ma non possiamo ignorare alcuni elementi importanti.Prendiamo, ad esempio, la 500 elettrica.Cinque anni fa l’abbiamo lanciata in alcuni Stati americani, come la California, dove i regolamenti impongono la presenza di un livello minimo di veicoli a “emissioni zero”.La verità è che per ogni 500 elettrica che vendiamo negli Stati Uniti, perdiamo circa 20.000 dollari.Un’operazione che, fatta su larga scala, diventa un atto di masochismo economico estremo.Ma i limiti dell’elettrico non riguardano solo i costi, l’autonomia, i tempi di ricarica o la rete di rifornimento.

C’è un elemento molto più importante che non viene quasi mai considerato ma che, come il cielo per Sherlock Holmes, è invece abbastanza ovvio.

Prima di dare per scontato che i veicoli elettrici siano la risposta definitiva, dobbiamo considerare il loro impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita, specialmente per quanto riguarda la fonte da cui si ricava l’energia elettrica.

A livello globale, due-terzi dell’energia elettrica deriva da fonti fossili. Il carbone, che è il peggiore in termini di inquinamento, pesa per circa il 40 per cento.  Nel corso degli ultimi 20-25 anni, la quota di energia elettrica generata dallo sfruttamento di fonti non rinnovabili è cresciuta di quasi 10 punti percentuali. La quantità di energia elettrica prodotta a livello globale è più che raddoppiata nel corso degli ultimi 15 anni, spingendo lo sfruttamento dei combustibili fossili a livelli allarmanti.

Anche se l’elettrico – spesso per ragioni politiche – viene presentato come la soluzione che salverà il pianeta, la realtà è ben diversa.

Le emissioni di un’auto elettrica, quando l’energia è prodotta da combustibili fossili, nella migliore delle ipotesi sono equivalenti a un’auto a benzina.