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FERRARI F1

Ferrari pensiero sull’Hungaroring: alla fiera dell’est

Quando la Formula 1 corse in Ungheria per la prima volta, nel 1986, c’erano ancora l’Unione Sovietica e il cosiddetto Blocco Orientale (chi se lo ricorda?). L’Hungaroring era un circuito lento e tortuoso, con sorpassi impossibili e attrezzature spartane. L’infrastruttura oggi è stata modernizzata, la famosa scala del paddock non esiste più, ma il tracciato, nonostante qualche modifica negli anni, ha conservato le sue caratteristiche. All’Hungaroring, pochi Km dalla stupenda Budapest, la qualifica conta più che su tanti altri circuiti. Eppure la prima vittoria della Scuderia Ferrari in terra magiara, datata 1989, fu resa ancora più brillante da una rimonta incredibile di Nigel Mansell dalla sesta fila in griglia (con oltre due secondi di distacco dalla pole!) e da un sorpasso storico su Senna, sfruttando il doppiaggio di Johansson. Altri tempi, certo, eppure tutte le vittorie rosse su questa pista hanno qualcosa di magico: dopo quello di Mansell, c’è il successo “strategico” di Michael Schumacher nel ’98. I team radio di quella gara, tra il pilota e il muretto, hanno fatto la storia: “Te la senti di passare da due soste a tre?”. E lui se la sentì, eccome. E poi le vittorie di Michael e Barrichello nel 2001 e 2002, con la conquista matematica del titolo mondiale; lo “hat trick” del 2004 (pole, primo posto e giro più veloce) sempre di Schumi. E infine la partenza fulminante di due anni fa, la corsa quasi in solitaria di Seb Vettel fino al gradino più alto del podio. Fra tutti i tracciati del mondiale, quello ungherese è uno dei più corti e più “esigenti” quanto a livello di carico aerodinamico. Il caldo e il degrado delle gomme (qui avremo Medium, Soft e Supersoft) sono altri fattori da tenere in considerazione. Il rischio di pioggia per il week end è molto basso: buon per il pubblico, che qui può godere di un’ottima visuale