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F1: Le monoposto vincono andando veloci e frenando nel minor spazio possibile

Da una parte l’acceleratore flat per il 56% della lunghezza del tracciato di Baku, dall’altra la necessità di premere sul pedale del freno il più tardi possibile per rallentare le monoposto in poche decine di metri. Metri che in molte curve tecniche richiedono una precisione nella frenata fondamentale per non picchiare contro i muri che in alcuni punti sono vicinissimi.  Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 20 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il Baku City Circuit rientra nella categoria dei circuiti  più impegnativi per i freni. La pista azera si è meritata un indice di difficoltà di 8, identico a quello ottenuto a Sochi e da altri 3 tracciati fra cui Monza.
Sono  11 le  frenate in ogni giro e l’estrema lunghezza della pista (oltre 6 km) comporta che i freni siano al massimo sforzo per almeno 19 secondi per giro: sono 7 secondi in più del Circuit Gilles-Villeneuve di Montreal, considerato già da tempo uno dei più stressanti per i freni.  Il valore non eccezionale delle decelerazioni è evidente anche dall’energia dissipata in staccata da ogni vettura durante l’intero GP: 171 kWh, vale a dire l’energia elettrica consumata durante tutta la gara da oltre 350 abitanti dell’Azerbaigian.
Dalla partenza alla bandiera a scacchi i tecnici Brembo hanno stimato che ciascun pilota eserciterà in totale un carico di quasi 77 tonnellate e mezzo sul pedale del freno, ne sanno qualcosa i muscoli della gamba sinistra. La frenata più dura per l’impianto frenante è quella alla curva 3: le monoposto vi arrivano a 319 km/h e in soli 2,28 secondi scendono a 95 km/h. Per riuscirci i piloti esercitano un carico di 153 kg sul pedale del freno e subiscono una decelerazione di 4,6 g. Con il freno pigiato le vetture percorrono appena 64 metri,